Frattamaggiore, Rossi (Pd): “Salto qualità arriva da nuova mentalità”

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Nello Rossi, classe 89, consigliere comunale a Frattamaggiore del Partito democratico e vicepresidente del Pd a Napoli. Un giovane che si è fatto largo in politica e sul territorio dimostrando grandi qualità politiche: moderato di natura, mai una parola fuori posto. Lo incontriamo sul corso di Frattamaggiore, la sua città, per una chiacchierata mentre passeggiamo tra bar e negozi.

Consigliere Rossi, ancora un anno e termina il decennio del sindaco Marco Del Prete del Partito democratico. Tracci un bilancio.

“I primi cinque anni li ho vissuti da militante del Pd, questo mandato, invece, l’ho vissuto da consigliere comunale. Quindi, posso darle il mio umile punto di vista. Marco Del Prete, com’è ovvio che sia per tutti coloro che operano, si è reso protagonista di tante cose positive ed ha commesso anche qualche errore. Nessuno è infallibile. Detto questo, posso dire che nel complesso Marco ha fatto un ottimo lavoro sul piano amministrativo, cercando anche di valorizzare politicamente un rinnovamento dentro e fuori al partito che rappresenta per noi un patrimonio da valorizzare da qui in avanti e guardando al futuro”.

Però analizzando il decennio di Francesco Russo e quello di Marco Del Prete sui risultati raggiunti, la bilancia pende nettamente a favore del primo. Si poteva fare di più negli ultimi dieci anni. Non crede?

“Si può sempre fare di più ma la stagione amministrativa dell’ex sindaco Russo è stata fantastica. Forse qualche neo riguardava l’aspetto politico ma sul piano amministrativo quel periodo non si discute. Frattamaggiore è rinata in quei dieci anni. Nessuno può discutere un merito storico che va riconosciuto con lealtà e orgoglio. Del Prete ha fatto il possibile ed ha fatto veramente tanto per la nostra comunità; ma se c’è stato un freno forse la responsabilità risiede nel consiglio comunale. Soprattutto nel secondo mandato, una maggioranza non omogenea in costante scontro tra le diverse fazioni ed un’opposizione che per motivi di natura politica e ideologica ha preferito collaborare. E penso che queste condizioni abbiano rappresentato un freno e non un valore aggiunto. Anche perché adesso i nodi iniziano a venire al pettine”.

Infatti, nel Pd c’è quasi metà del consiglio comunale e sembra che sempre nel Pd ci sia anche la minoranza che fa la guerra al sindaco Del Prete. Parte della maggioranza che a giorni alterni fa anche l’opposizione. Un’anomalia. 

“Ho sempre detto che il Pd deve lavorare per trovare unità, compattezza, riprendersi la guida dell’alleanza di centrosinistra, aiutare il sindaco a raccogliere il massimo per la città da qui a fine consiliatura e poi in prospettiva futura definire delle regole serie. Chi non vuole fare tutto ciò, si assumerà la responsabilità di quanto accadrà. A mio avviso la ricetta è semplice: bisogna dare forza all’esecutivo per dare il massimo al territorio da qui a fine mandato e organizzare il futuro privilegiando chi ha dimostrato uno spirito positivo e condivide l’idea di città; facendo a meno di chi pensa solo a rincorrere poltrone e poi si muove mettendo in pratica il peggiore personalismo verso gli altri senza dare nulla alla collettività. In politica mi hanno insegnato che si fanno delle scelte. Non scegliere è la cosa peggiore possibile”.

Maggioranza di mattina e opposizione il pomeriggio. Di nomi ne potremmo fare tanti.

“Non è una quesitone di nomi ma di regole. Il problema c’è e tocca al sindaco affrontarlo nel presente mentre al Pd tocca poi per il futuro definire uno steccato di regole chiare. Chi non le condivide è libero di fare altro. Ad un progetto politico si aderisce perché c’è un’idea di città comune da realizzare, si aderisce ad un progetto perché si condivide il programma, si condividono i compagni di viaggio, si condividono le regole in un contesto di rispetto verso le persone e verso la comunità, avvertendo la responsabilità legata all’efficienza dell’amministrazione che si misura sulla capacità di risolvere i problemi. Se il percorso non convince più, con lealtà e trasparenza si prende un’altra strada. Con lealtà e dignità. Invece, e lo dico con rammarico, in giro vedo ancora troppa ipocrisia e troppa scorrettezza. Un’esperienza che servirà per il futuro”.

Si parla tanto di rinnovamento ed i segnali del sindaco sono arrivati anche scegliendo Andrea Saviano come segretario del Pd in un clima di unità. Un segnale importante in vista del futuro.

“Un segnale importante che ho colto nonostante io e il mio gruppo non siamo stati coinvolti in quella fase nella scelta della segreteria. Saviano segretario per l’area Del Prete e Sossio Farina vicesegretario, uomo di punta dell’area Russo. Non ho proferito parola aspettando, da giovane alla prima esperienza in Consiglio, i risultati. Ed i risultati hanno dato ragione e stanno dando ragione a Del Prete e Russo per le scelte effettuate. Quella segreteria formata dalle due aree più forti a livello locale del partito, almeno sulla carta, ha prodotto i risultati che politicamente stiamo commentando: se metà del consiglio comunale ha aderito al Pd il merito è anche del lavoro che il segretario e il suo vice hanno messo in campo sul territorio. Adesso, però, viene la fase delicata. Proprio perché ne siamo in tanti, servono regole certe, è necessario attivare i meccanismi del partito di partecipazione e condivisione, discutendo in sezione su ogni tema e poi nelle istituzioni e sul territorio si esce con una linea unitaria. Restituendo anche valenza ai ruoli. Nel rispetto del principio democratico. La vera sfida di questi mesi per il gruppo dirigente, per la segreteria e per il gruppo consiliare è questa. E le devo dire che su questo fronte sono fiducioso”.

Non mi ha detto nulla sul rinnovamento.

“Sono giovane e quindi per età anagrafica mi schiero dalla parte del rinnovamento. Ma attenzione. Il rinnovamento che intendo io non è fondato sulla carta d’identità. Perché si può essere giovani e incapaci, vecchi e competenti o viceversa. Quando parlo di rinnovamento mi riferisco al contesto: rispetto a quanto visto negli ultimi trent’anni serve una netta inversione di tendenza soprattutto di regole, di alcuni valori, di approccio alla macchina amministrativa e di rapporto tra l’istituzione, la politica e la città; un approccio diverso e nuovo col tessuto imprenditoriale, con quello associativo. Valorizzando il buono che la vecchia classe dirigente lascia in eredità ma superando, invece, quello schema vetusto che forse più di ogni altra cosa ha impedito che la città superasse gravi problemi da anni sul tavolo ma senza soluzione: il traffico caotico e insopportabile, l’eccessiva cementificazione, la mancanza di un’area verde polivalente come il parco Taglia di Cardito, la movida disordinata che rende soprattutto nel fine settimana la nostra città invivibile. Ne cito solo alcuni ma potrei continuare. Serve un salto di qualità e ci possiamo arrivare se affermiamo una mentalità nuova, fondata sul merito, sulle regole, sulla competenza e non sul mantenimento per diritto divino di posizioni di potere precostituito ormai necessarie solo a soddisfare esigenze di natura personale ma distanti dai bisogni e dalle necessità dei residenti di Frattamaggiore”.

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