Il sangue, il tesoro, il popolo: il valore laico del Santo dei napoletani

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La Cappella e il tesoro di San Gennaro sono di esclusiva proprietà di tutti i Napoletani. Dalla sua nascita la Deputazione di San Gennaro amministra, tutela la cappella e ne mantiene il carattere e la proprietà laicale.
Dai primi dell’800, la presidenza della Deputazione è affidata al Sindaco di Napoli, che ha un ruolo meramente onorario: l’amministrazione è affidata a un vicepresidente eletto tra i deputati. Far parte della Deputazione di San Gennaro non è semplice: l’organismo infatti è di alta rappresentanza civile, morale e religiosa. Nel marzo 2016 un decreto del Ministero dell’Interno tentò di modificare statuto e status giuridico della deputazione di San Gennaro. In base al decreto la deputazione sarebbe stata trasformata in fabbriceria (ente che provvede a conservazione e mantenimento dei beni sacri di particolare valore artistico) con un consiglio di dodici membri di cui otto riservati ai laici – come accade ora – e altri quattro di nomina dell’arcidiocesi di Napoli. Il tentato passaggio della Deputazione dalla esclusività del laicato sotto l’egida della Chiesa, inutile dirlo, scatenò una “sommossa” popolare a Napoli. Il caso finì in Parlamento con interrogazioni di deputati e senatori. Flash mob, marce e petizioni popolari vennero promosse per fermare un’iniziativa politica ritenuta assolutamente inappropriata e antistorica. Dopo una lunga diatriba il decreto venne ritirato dal governo, confermando il valore laico della Deputazione e l’impossibilità di portarla sotto l’egida religiosa unitamente al culto, alla cappella ed al tesoro del Santo: tutti erano e sono rimasti unicamente di proprietà del popolo napoletano. E di nessun altro.

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