La nuova frontiera della difesa ambientale si chiama “plogging” (parola nuova che unisce l’inglese “jogging”, cioè la corsa lenta, alla parola svedese “plocka upp”, cioè raccogliere).
In pratica, si fa attività fisica e nel mentre si pulisce l’ambiente circostante, per esempio raccogliendo le cartacce abbandonate per strada.
Questa innovativa disciplina sportiva, che nel mondo vanta sempre più affezionati e praticanti, è nata negli anni scorsi da un’idea di un cittadino svedese, Erik Ahlström, che ha avuto l’intuizione di unire la pratica dello sport amatoriale alla voglia di pulire viottoli e sentieri percorsi mentre ci si tiene in forma.
Da sempre, purtroppo, proprio le stradine meno trafficate dalle auto ma molto battute da pedoni e runners diventano facile ricettacolo di rifiuti piccoli e grandi che vengono abbandonati da incivili e maleducati.
La diffusione della nuova pratica aumenta perché la stessa nasce da un’idea semplice e concreta.
Il “plogging”, infatti, non necessita di grandi strumenti per essere praticato anche quotidianamente. Bastano pochi elementi quali: un abbigliamento sportivo, guanti e sacchetti per raccogliere cartacce e rifiuti, ed ovviamente tanta buona volontà.
L’aumento costante di praticanti di questa innovativa disciplina, a metà strada tra l’essere sportivi e sentirsi militanti ecologisti, potrà incentivare anche le istituzioni pubbliche e le aziende private a sostenere progetti mirati su questo settore .
Potrebbe in futuro nascere una nuova frontiera di cittadini/sportivi responsabili che “adottano” giorno dopo giorno l’ambiente frequentato per allenarsi e tenersi in salute.
Sempre più diffuso il “plogging”, raccogliere rifiuti mentre si fa sport
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