“I bambini del soldato Martin”, la storia del veterano che ha commosso tutti

Sabato 26 giugno nell’antico frutteto del Parco Viviani al Vomero, l’associazione ‘N Sea Yet presenta il libro di Matteo Incerti. Sarà presente in diretta web dalla Florida anche il veterano.

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Lo scorso Natale la foto del veterano americano oggi 97enne Martin Adler, insieme ai tre bambini che fotografò sull’Appennino bolognese nell’ottobre 1944, ha fatto letteralmente il giro del Mondo dopo che i tre fanciulli vennero ritrovati grazie all’appello su facebook rilanciato dal giornalista e scrittore Matteo Incerti. Ne è nato un libro “I bambini del soldato Martin” scritto da Matteo Incerti e pubblicato da corsiero editore che l’associazione ‘N Sea Yet presenterà con l’autore sabato 26 giugno alle ore 18 nell’antico frutteto del Parco Viviani. Oltre a Matteo Incerti sarà presente in diretta online dalla Florida il veterano Martin Adler che racconterà la sua storia e i suoi aneddoti legati a Napoli dove passò ben tre volte (ferito sulla Linea Gotica venne anche ricoverato per tre mesi al ‘Principe di Piemonte’ oggi Caldani)  e scattò decine di foto e realizzò altrettanti disegni proprio nella città partenopea. Nell’occasione il quasi centenario ex soldato ha realizzato un altro disegno con il Vesuvio fumante. Lo stesso che vide nel 1944 al suo arrivo a Napoli, durante l’ultima eruzione. Tutti scatti e tratti di penna presenti nel libro e che verranno esposti sabato nel parco durante la presentazione.A fine agosto ritornerò in Italia – dice Adler dalla Florida dove vive – per riabbracciare i miei ‘tre bambini per sempre’ che ho ritrovato a Natale. Verrò anche a Napoli e mi piacerebbe visitare i bimbi dell’ospedale dove venni ricoverato“.

LA TRAMA – Martin Adler è un giovane americano, figlio di immigrati ebrei ungheresi; poco più che ventenne decide di arruolarsi e partire per combattere il nazifascismo in Europa. Prova sulla propria pelle l’odio razziale da parte di alcuni commilitoni, ma non demorde e il 21 marzo 1944, in piena eruzione sbarca alle pendici del Vesuvio. Diventa parte della compagnia D del 339° reggimento, una squadra da combattimento con armamento pesante: mortai, cannoni e mitragliatrici. Avanzando verso nord, dapprima sulla Linea Gustav iniziando la sua guerra dal fronte del Minturno e poi sulla Linea Gotica sull’appennino bolognese, diventa un cecchino, perdendo la propria innocenza. Martin, tuttavia, esorcizza l’orrore della guerra scattando centinaia di fotografie e disegnando cartoline, che spedisce alla famiglia negli Stati Uniti. Nell’ottobre 1944 pressi di Monterenzio, nel bolognese, si fa ritrarre in uno scatto che, settantasei anni dopo, ha fatto il giro del mondo: il soldato è insieme a tre bambini, che la madre aveva nascosto in una cesta di vimini, per proteggerli dai tedeschi. Quell’incontro rimane impresso in modo indelebile nei suoi ricordi e, grazie a un appello lanciato sui social network, Martin Adler riesce a realizzare il desiderio di ritrovarli durante lo scorso Natale. Sarebbe, però, un errore pensare che la sua storia, durante la campagna d’Italia, sia tutta qui. Martin è un uomo che ha cercato la leggerezza anche nelle situazioni più drammatiche, regalando sorrisi e “cioccolata” da Napoli (dove passò tre volte e venne ricoverato per ferite per tre mesi anche al ‘Principe di Piemonte’ oggi Ospedale Caldani) al Trentino, realizzando persino un vino “da trincea”.

Una volta rientrato in America, ha lottato appassionatamente per i diritti dei più fragili sia nel settore dell’assistenza sociale, che nella salute mentale e nell’assistenza ai bambini sordociechi. «Sono felice, di non aver premuto il grilletto quel giorno di ottobre del 1944 nella valle dell’Idice sull’Appennino bolognese. Invece di uccidere, scattai una fotografia e ora mi accorgo che non solo salvai tre bambini, ma tutte le persone che sono nate grazie a quel gesto. Nate proprio da Giuliana, Mafalda, Bruno, diventati madri, padri, nonni e bisnonni. Come me. Ecco l’importanza generazionale di un piccolo gesto di vita […] Per tutta la vita, nel mio piccolo ho cercato di trasmettere quello che questi volti sconosciuti, immortalati tante volte dalla mia 35 millimetri, proprio come quelli di Bruno, Mafalda e Giuliana, mi hanno insegnato. Dona, senza chiedere nulla in cambio e riceverai vero amore». Una storia quella di Martin, che parte dalla guerra ma è una favola di pace, condivisione di destini e solidarietà.

SOLIDARIETA’ PRO CAMPANIA – Per volere dell’autore, di Martin Adler e la sua famiglia una parte dei diritti del libro, su proposta della parlamentare campana Carmen Di Lauro che come tantissime altre persone di tutto il Mondo si è appassionata alle vicende del veterano che ha ritrovato i suoi tre ‘bimbi di guerra’, verrà devoluto in beneficenza proprio ad una associazione di volontariato campana Impatto Ecosostenibile Zero Waste Campania che cura il progetto di educazione ambientale, difesa degli animali e “povertà educante” della Scuola nel Bosco di Siano (Salerno). Una scelta di “solidarietà e pace” quella di Martin di puntare sulla Campania dove come racconta lui stesso “iniziò e terminò la mia guerra”

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