A Vico Equense in esposizione l’auto di Giovanni Falcone

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“La mafia non ci ha fatto niente”. È il passaggio più significativo della cerimonia, tenutasi a Vico Equense. La città ospiterà per due giorni l’immagina italiana più iconica della lotta alla mafia. La teca “Quarto Savona 15” contenente i resti dell’auto sulla quale viaggiava il giudice Giovanni Falcone sarà esposta fino a domani in Piazzale Siani. Centinaia di persone, ragazzi, studenti, autorità, hanno presenziato all’evento organizzato dalla Città di Vico Equense, in collaborazione con la sezione cittadina della Lega Navale Italiana. A fare gli onori di casa è stato il sindaco Peppe Aiello: “Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato per questa iniziativa, ma soprattutto Tina Montinaro e della sua capacità di trasformare una tragedia in un’opportunità per tutti noi. Abbiamo il dovere di ricordare a chi opera nelle istituzioni, me per primo, che la nostra responsabilità è doppia proprio per l’autorevolezza e l’alta disciplina civile che il nostro ruolo ci impone. A noi il compito di riscattare chi nel passato ha pagato per la propria passione civile. A noi il dovere di fare la nostra parte e dire a chi ordinato la morte di un magistrato e di una squadra per dimostrare la forza della criminalità che hanno fallito. Noi siamo qui, ancora, a dire che non ce la faranno. La testimonianza di quelle vittime è viva e continuerà a vivere attraverso di noi, attraverso i nostri piccoli, i nostri ragazzi, ai quali tramandare i giusti valori di democrazia e libertà e legalità”. Alla cerimonia ha partecipato anche il vicario del Questore di Napoli Riccardo Caccianini, il viceprefetto di Napoli Fabiola De Feo e il presidente del tribunale di Torre Annunziata Ernesto Aghina. “Ho avuto una grande fortuna ad essere stata vicina a un poliziotto così coraggioso come mio marito – ha esordito Tina Montinaro –. In tutti questi anni ho capito che la mafia non ci ha fatto niente, non hanno vinto loro. Continuiamo ad andare avanti per insegnare ai più giovani i valori più alti per i quali vivere. Per far sì che non si permetta più a chi esce di casa per compiere il proprio dovere poi non ritorni tra i suoi affetti. Ecco perché quando si guarda della teca, non ci osservano sono solo i resti dell’auto di Falcone. Si tiene a memoria che lì dentro ci sono famiglie che hanno dato la vita per proteggere lo Stato”.

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