canapa campania

Un progetto innovativo ed ambizioso, inserito nel Programma di Sviluppo Rurale della Regione Campania (2014/2021), per studiare e valorizzare la coltura della canapa e provare a rilanciarla in Italia. Questo in sintesi il programma sperimentale denominato “Canapa Campania in fibra” che viene coordinato dal Dipartimento di Agraria dell’università degli studi Federico II che ha sede a Portici.
Ne parliamo con il Professor Mauro Mori, responsabile del progetto che sta già riscontrando buoni risultati.

Professor Mori, come nasce questo coraggioso programma e quali possono essere le prospettive future?
“Il progetto nasce nell’ambito del PSR 2014-2021 della Regione Campania, partendo dal presupposto che la coltura della canapa, secondo noi, può rappresentare oggi una valida alternativa colturale in particolare in quelle zone dove fino a pochi anni fa si coltivava tabacco sfruttando gli aiuti comunitari oggi non più previsti. Inoltre, importantissimi comparti produttivi campani, uno su tutti le seterie di San Leucio, hanno manifestato negli ultimi anni un notevole e crescente interesse per la fibra di canapa di alta qualità.
Infine, la filiera della canapa da fibra può servire da volano per le altre possibili produzioni ottenibili da questa coltura (food, prodotti per la bioedilizia, ecc.)”.

È possibile sviluppare in concreto una filiera specifica per la canapa e darle uno sbocco commerciale?
“Noi siamo convinti che la filiera della fibra di qualità possa rappresentare il giusto volano per rilanciare la canapa, tenendo comunque conto che bisogna sfruttare la pianta per intero (canapulo per la bioedilizia, CBD dalle infiorescenze recupero degli scarti e riutilizzo per produzioni alternative –bioplastiche, ecc.)”.

Quali sono sulla base delle sperimentazioni finora effettuate, le filiere con maggiori potenzialità?
“L’unica filiera che possa garantire quantità tali per essere sostenibile è, come detto, quella della fibra di qualità, poiché le alternative, produzioni per il food, per la bioedilizia e per il CBD, o sono solo di nicchia (vedi food) o hanno una fortissima concorrenza con le produzioni estere a basso costo (vedi biodedilizia) o infine non sono ancora ben regolamentate (vedi CBD)”.

Quali sono i Partner del Progetto e quali i tempi per completarlo ?
“I partners sono numerosi e importanti partendo dal Dipartimento di Agraria proponente e referente del Project Management, responsabile della ottimizzazione colturale, co-responsabile dei cantieri di raccolta, nonché responsabile del miglioramento dei processi di macerazione; dal CREA-CI Caserta che si occupa dell’adattabilità di diverse varietà agli ambienti regionali, affrontando inoltre anche la problematica della difesa e la valutazione economica dell’intera filiera; dal CREA-IT Roma che valuterà due diversi cantieri per la meccanizzazione delle operazioni di raccolta; dal CNR – IMAMOTER che si occuperà delle operazioni relative alla stigliatura; dal CNR – IPCB che valorizzerà gli scarti di produzione; dal Consorzio “San Leucio” che si occuperà delle analisi necessarie a verificare la qualità della fibra stigliata/pettinata ottenuta dalla prima trasformazione delle piante di canapa; e dalle Aziende Agricole D’Amore Francesco, Lamberti, Marrandino Generoso ed Eduardo Rita sui cui campi vengono effettuate le coltivazioni di canapa necessarie per soddisfare le esigenze progettuali degli altri partner. 
Per i tempi nel giro di un paio di anni potremo comunicare i risultati conseguiti”.

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