Ipertensione polmonare arteriosa, riunione esperti mondiali

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«L’ipertensione arteriosa polmonare è la forma più rara e grave di ipertensione polmonare. Al Monaldi abbiamo in cura circa 300 pazienti campani e più di 60 provenienti da altre regioni. Il dramma è che spesso si tratta di uomini e donne che hanno appena superato i 30 anni». A parlare è il professor Michele D’Alto, cardiologo e responsabile del Centro per la diagnosi e cura dell’ipertensione polmonare dell’Ospedale Monaldi di Napoli (Azienda Ospedaliera dei Colli). «Le arterie del polmone si restringono senza una causa nota, costringendo il cuore a uno sforzo eccessivo che può portare allo scompenso cardiaco», prosegue D’Alto. «I sintomi – come affaticamento, palpitazioni, affanno – sono comuni a molte altre patologie, e per questo la diagnosi arriva spesso in ritardo, anche dopo due anni: un tempo inaccettabile per una malattia che può evolvere rapidamente». A conferma del ruolo centrale della Campania nella diagnosi e nel trattamento di questa forma rara e pericolosa di ipertensione polmonare, dall’8 al 10 maggio il Centro Congressi di Capri ospiterà il “7th Focus on Pulmonary Hypertension”, uno degli appuntamenti scientifici internazionali più importanti dedicati a questa malattia, che nella sua forma più rara, progressiva e potenzialmente letale colpisce circa 3.000 persone in Italia. Il congresso – organizzato dal professor D’Alto – vedrà la partecipazione di circa 180 esperti internazionali provenienti da Stati Uniti, Germania, Belgio, Spagna, Francia e Regno Unito. Tra i nomi di spicco: McLaughlin, Rosenkranz, Naeije, Escribano, Sitbon e Gatzoulis. «Fino a pochi decenni fa – chiarisce D’Alto – l’ipertensione arteriosa polmonare era una malattia incurabile. Oggi può essere trattata con 11 farmaci già disponibili e nuove terapie innovative in fase di sperimentazione». Il Centro del Monaldi ha avuto un ruolo chiave nella ricerca clinica e nella sperimentazione di molecole che stanno cambiando la storia della malattia, tra cui il sotatercept e il seralutinib. Non a caso, il Centro per l’Ipertensione Polmonare dell’Ospedale Monaldi di Napoli è riconosciuto a livello europeo come eccellenza clinica e scientifica. Da quattro anni è accreditato dalla European Rare Disease Network (ERN) ed è tra i primi dieci centri europei per attività, casistica e risultati. È un punto di riferimento per tutto il Mezzogiorno e richiama pazienti anche dal Nord Italia. In Campania, grazie all’impegno del team guidato dal professor D’Alto e al supporto della Direzione Generale dell’Ospedale dei Colli, diretta dall’avvocato Anna Iervolino, è stato attivato il primo Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) regionale dedicato alla PAH. Il Centro collabora strettamente con i reparti di Cardiopatie congenite dell’adulto e Cardiologia pediatrica, diretti rispettivamente dal professor Sarubbi e dalla professoressa Russo, unendo competenze multidisciplinari e un’attenzione particolare alle fasce più fragili: bambini e anziani. Nel corso della tre giorni sull’Isola Azzurra si discuteranno casi clinici complessi, si presenteranno le ultime novità terapeutiche e si parlerà di intelligenza artificiale applicata alla diagnosi e alla cura dell’ipertensione polmonare. Ma il focus sarà anche sui giovani medici, chiamati a confrontarsi con i grandi esperti mondiali per costruire la prossima generazione di specialisti in una patologia ancora troppo poco conosciuta. «Ogni abbraccio di un paziente guarito è il vero riconoscimento del nostro lavoro», dice il professor D’Alto. «Sapere che le nostre ricerche sono citate nelle linee guida internazionali ci conferma che stiamo contribuendo concretamente a cambiare la storia di questa malattia».

 

 

 

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