Calcio femminile, intervista a Giusy Moraca

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Talentuosa attaccante e nuovo innesto del Sassuolo di Piovani, approda in neroverde dopo due stagioni da incorniciare con la maglia del Pomigliano. Alle spalle due felici esperienze nel futsal e un lungo passato nel Napoli, che l’ha vista crescere e con cui è rimasta fino ai diciassette anni. Ecco cosa ci ha raccontato Giusy Moraca.

Come hai reagito alla chiamata del Sassuolo? Cos’ha significato per te l’interesse di una squadra così importante e già affermata nel panorama femminile come quella neroverde?

E’ stato un mix di emozioni, si sa che il Sassuolo è una grande società. Dal canto mio, dopo anni trascorsi fra Napoli e Pomigliano, ero desiderosa di fare un’esperienza “fuori casa”, sebbene la cosa mi incutesse anche un po’ di timore. Ho però deciso di avventurarmi e prendere quel treno che “passa una volta sola”. Sono grata al Sassuolo per questa grande opportunità.

Sei approdata in un Sassuolo con tanti volti nuovi. Si è creata da subito sintonia nel gruppo? C’è stato qualcuno con cui hai legato particolarmente ed è diventato un punto di riferimento?

Fra di noi c’è stato da subito un grande feeling, c’era la voglia di conoscersi e legare, come persone ancor prima che come calciatrici. Il fatto che fossimo un gruppo nuovo e che fossimo praticamente coetanee ha certamente aiutato molto. Personalmente vado d’accordo con tutte, ma ho instaurato uno speciale rapporto di amicizia con Eleonora Goldoni. Non è scontato trovare una persona così, che riesce a capirti senza bisogno di parlare e risollevarti con un “come stai?” o con un semplice abbraccio.

Il Sassuolo ha avuto un inizio di stagione un po’ complicato. In particolare, spesso non è riuscito ad intascare i tre punti, pur partendo da situazioni di vantaggio, come contro Inter e Como, o addirittura gli avversari hanno vinto in rimonta, come contro il Parma. Cosa non ha funzionato e in cosa, secondo te, dovrete migliorare?

Essendo un gruppo nuovo, avevamo bisogno di tempo per conoscerci come squadra. Ciò che è mancato è stata soprattutto la concretezza. Proprio su questo abbiamo lavorato nelle ultime settimane e i risultati si sono cominciati a vedere, in particolare nella partita di Coppa Italia contro la Torres, in cui abbiamo conquistato una buona vittoria.

A proposito della sfida contro la Torres, quanto è stato importante per te tornare al gol?

Segnare e sbloccarmi è stato importantissimo, proprio perché non ho vissuto un periodo semplice, fra i problemi fisici e lo stare per la prima volta lontana da casa. Non riuscivo ad essere serena e il gol ha significato molto. Ho ritrovato me stessa e mi sento decisamente più sollevata.

Hai vissuto due stagioni intense e ricche di soddisfazioni al Pomigliano. Se dovessi scegliere un momento per te indelebile, quale sarebbe?

Ce ne sono tanti. Il primo che mi viene in mente è il gol che ho segnato contro il Bari. Al tempo eravamo in serie B e segnare contro una squadra che ha sempre militato in A è stata una grande soddisfazione. In più, tornavo da un infortunio e ho segnato da subentrata. Un altro momento memorabile è stato quello in cui abbiamo ottenuto la salvezza, nonostante sia stato a discapito del Napoli, altra mia ex squadra. L’abbiamo vissuta con grande serenità, persino prima della gara negli spogliatoi si cantava e si ballava. E’ stata una grande gioia.

Hai anche un passato nel futsal. Come mai hai poi preferito il calcio a undici e in cosa differiscono questi due sport?

Ho giocato un paio d’anni a futsal, ma inizialmente fu una scelta quasi forzata, poiché l’alternativa sarebbe stata stare ferma. Ho disputato un anno con una squadra di un paese vicino casa, in cui giocavano anche delle mie amiche. Prima di tornare al calcio a undici ho fatto anche un’esperienza in Puglia, durante la quale con le mie compagne ho ottenuto la promozione dalla serie A2 alla serie A élite. Si tratta di due sport completamente diversi. Nel futsal contano tantissimo tecnica e tattica, non bisogna mai calare di concentrazione e ogni disattenzione si rivela fatale; nel calcio invece si ha più tempo di ragionare e le distanze sono maggiori.

Tornando alla serie A, quest’anno avremo due mini-tornei con una poule scudetto e una poule salvezza. Secondo te quali sono i vantaggi e gli svantaggi del nuovo format?

Si tratta di una stagione di grande cambiamento che permetterà a noi giocatrici di crescere sotto ogni punto di vista. Questo nuovo format permetterà ad ogni squadra di giocare partita per partita per vincere, con l’obiettivo di rientrare fra le prime cinque.

Noto che hai un legame particolare con il numero 22: lo hai scelto al Sassuolo, ancor prima al Pomigliano e compare nelle didascalie dei tuoi social. Cosa rappresenta per te?

L’incontro con questo numero è stato un po’ casuale. L’ho scelto per la prima volta quando ho giocato a calcio a 5, pensando alla mia personalità molto gioviale. Nella smorfia napoletana infatti il ventidue rappresenta “o pazz”, carattere in cui giocosamente mi rivedo. Inoltre è il doppio di undici, numero che mi ricorda una persona speciale e la mia agenzia, la Eleven Sports. Questa scelta poi mi ha portato fortuna nella mia esperienza in futsal, poiché conquistammo la promozione e io fui capocannoniere. Oggi non mi vedrei mai con un altro numero di maglia.

E parlando ancora di legami, qual è il tuo con la città di Napoli?

Sono innamoratissima della mia città, soprattutto di alcuni luoghi. Il napoletano lo si riconosce immediatamente per il suo spirito, per la sua disponibilità e per l’incredibile capacità di entrare subito in confidenza. Napoli raccoglie in sé un mondo intero. Mi vengono in mente tantissime immagini: il Vesuvio, Posillipo, Marechiaro. Potrei parlarne all’infinito, non mi stancherei mai.

 

 

 

 

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