Astradoc porta a Napoli un altro grande film in prima visione

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Astradoc porta a Napoli un altro grande film in prima visione. Questa settimana la rassegna prosegue con “Se fate i bravi” di Stefano Collizzolli e Daniele Gaglianone che sarà proiettato al Cinema Academy Astra venerdì 10 febbraio alle 20.30. L’opera, vista all’ultima Mostra del Cinema di Venezia nelle “Giornate degli autori”, poi passata anche al “Festival dei Popoli”, e ora in nomination ai Nastri d’argento, riporta le luci sui fatti tragici del G8 di Genova di oltre vent’anni fa. Alla serata parteciperà il regista Daniele Gaglianone, autore di numerosi film e documentari tra cui “I nostri anni” (Quinzaine des Realisateurs, Festival di Cannes), “Nemmeno il destino” (Premio Miglior Film all’International Film Festival di Rotterdam), “La mia classe” (in selezione alla Mostra del Cinema di Venezia), e, inoltre, vincitore del David per il Miglior Documentario nel 2009 con l’emozionante viaggio in Bosnia di “Rata nece biti – La guerra non ci sarà”. Il film su Genova ha la regia anche di Stefano Collizzolli, socio fondatore di ZaLab, co-produttore del documentario insieme a Samarcanda Film e Harald House, e anche protagonista grazie alle riprese che realizzò durante quei tragici giorni del 2001. “Se fate i bravi” (Italia/Belgio, 2022 – 100’) è un diario delle giornate tra il 19 e il 21 luglio 2001 quando Genova ospita il vertice internazionale degli otto Stati più potenti al Mondo. Migliaia di persone arrivano nella città ligure per manifestare pacificamente il proprio dissenso ma quella protesta verrà inquinata da violenza e si trasformerà nella più grave sospensione dei diritti democratici in Occidente dopo la Seconda Guerra Mondiale così come l’ha definitiva Amnesty International. Quattro lustri dopo, col rischio di perdere la memoria su quanto accaduto, e in parte volutamente sepolto, il docufilm recupera quel racconto grazie alle testimonianze. Tra queste quella di Evandro Fornasier che, con voce quieta e pungente, racconta l’esigenza che muoveva il suo gruppo di amici di militanti: l’idea di un mondo in cui fosse più piacevole e più giusto vivere. Racconta quell’idea condivisa con la piazza e la folla. E poi descrive l’orrore della repressione, l’arresto, la detenzione a Bolzaneto, una discesa agli inferi, fino al carcere di Alessandria dove l’incubo non è finito. Le parole di Evandro sono accompagnate dalle riprese di Stefano Collizzolli realizzate a Genova con una miniDV per raccontare lo spirito di festa e di “gita” che animava i manifestanti. I due protagonisti – che in prima persona hanno vissuto i fatti di Genova – raccontano coraggiosamente la violenza subita e l’estenuante dialettica fra criminalizzazione del movimento e contro-narrazione difensiva che hanno caratterizzato tali vicende a dimostrazione di come il monopolio dell’uso della forza sia diventato illegittimo oltre che spietato e disumano. Il film è il tentativo di riprendere parola, collettivamente, su un discorso interrotto, quello sulle violenze che hanno accompagnato il G8 di più di venti anni fa i cui grandi temi sono i temi di ogni, solo più urgenti: crisi ecologica, diseguaglianza, ricchezza in poche mani e precarietà.

Non faccio questo film perché sono pentito di ciò che sono ora, perché devo regolare qualche conto con il me giovane che dormiva per terra in Piazzale Kennedy e discuteva fino a notte di un altro mondo che era possibile. Discuto ancora fino a notte. Contro ogni evidenza, continuo a credere che un altro mondo sia possibile; e non astrattamente: nella pratica quotidiana. Però, dopo vent’anni, è venuto per me il momento di entrare in questa contraddizione, di usare il distacco del tempo per tornare ad essere presente al sogno ed alla violenza di quei giorni, che sono la violenza ed il sogno di mille altri giorni. Una parte della mia generazione ha ancora una ferita aperta, da vent’anni, una ferita che lo Stato non ha intenzione di chiudere. Ogni volta che la guardiamo, sanguina ancora un po’. È il momento di affrontarla noi, di tornare ad aprirla se necessario, di guardarci dentro. Nessun altro lo farà al posto nostro.” (Stefano Collizzolli)

Per me “Se fate i bravi” è innanzitutto un viaggio dentro i meccanismi feroci del potere; la parabola di un essere umano che cade dentro quella lucida ferocia subendone non solo la fisica e concreta brutalità ma scivolando in una dimensione irreale dove le coordinate che danno senso alla vita e al mondo che pensiamo di abitare si dissolvono. E come la Legge in Kafka, il potere diviene un’entità che rivela la sua natura inumana e indiscutibile, priva di ogni regola se non quella dell’arbitraria sopraffazione.” (Daniele Gaglianone)

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